E’ PARTITO IL VIAGGIO DELLA FLAI CGIL DI PALERMO E TRAPANI IN MEZZO ALLE VIGNE PER STARE VICINI AI LAVORATORI E DENUNCIARE LE IRREGOLARITA’: “POCHISSIMI QUELLI IN REGOLA”

Palermo 7 settembre 2015 – La Flai sta girando per le  campagne, tra Palermo e Trapani, per monitorizzare il fenomeno del “caporalato” e informare i lavoratori agricoli e gli immigrati  impegnati nella vendemmia dei loro diritti e delle  loro tutele.  Un progetto di sindacato di strada, che vede insieme la Flai Cgil di Palermo e la Flai Cgil di Trapani battere a tappeto con un camper  i terreni al confine tra le due province, la zona più vitata della Sicilia,  dal partinicese a Camporeale,  da San  Giuseppe Jato e Corleone a San Cipirrello, da Alcamo a Balestrate.  Un giro organizzato  nel periodo della raccolta delle uve, che sta facendo emergere un grande spaccato di  lavoro nero e sottosalario. “Ad Alcamo arrivano frotte  di immigrati. Li trovi in piazza alle 5 e mezzo di mattina,  vengono presi da caporali e dai proprietari dei vigneti, e  portati  a lavorare nei campi, quasi sempre in nero. Quelli in regola, pochi, vengono pagati sempre al di sotto dei livelli contrattuali – racconta il segretario della Flai Cgil di Palermo Tonino Russo –  In alcune aziende, per dare parvenza di regolarità, utilizzano i voucher, soprattutto per pagare studenti e pensionati,  impiegati nella raccolta dell’uva. I voucher corrisponderebbero a 10 euro lorde all’ora, di cui 7 al lavoratore e il resto in  contributi Inps. Ma col voucher in realtà non viene pagata mai un’ora. Inoltre il voucher non dà diritto a nessuna prestazione previdenziale,  né disoccupazione agricola,  né assegni familiari, né  malattia e maternità”.

     La Flai Cgil incontra i lavoratori  delle aziende vitivinicole in mezzo alle vigne e distribuisce materiale  informativo sulla  paga, sull’orario di lavoro, sui diritti ai quali non si può  avere accesso se  non si è  in regola e si lavora in nero. I volantini sono stampati in italiano, inglese, francese e arabo. “Facciamo volantinaggio, li  informiamo  sui loro diritti e su quello che  può fare il sindacato per tutelarli. Un’opera di sensibilizzazione che si sta rivelando importante. Li  invitiamo a venire nelle nostre sedi: come sindacato inoltreremo le loro denunce e  segnalazione alle autorità competenti. Per questo rinnoviamo a ispettorato del  lavoro, Inps, carabinieri, finanza la richiesta di continuare a fare le ispezioni”.

    Gli immigrati impegnati nelle campagne siciliane lavorano 8-9 ore al giorno e sono sottopagati. . “A fronte di una  paga che dovrebbe essere di 57 euro, quando va bene ne prendono 35-40. In pratica guadagnano quasi 5 euro all’ora, di cui una parte  va al caporale che li sceglie nella piazza del paese. A volte con questi soldi  si pagano anche da  mangiare. Con i lavoratori locali  questo non succede,  almeno non abbiamo riscontri. Vengono ingaggiati per  conoscenza dall’azienda. Al governo  regionale – aggiunge Russo – la Flai chiede  una legge sul mercato del lavoro agricolo in Sicilia. Le aziende potrebbero attingere a liste di prenotazione, compilate  presso gli ex uffici di collocamento,  dove i lavoratori vengono chiamati a  iscriversi. Il mercato delle assunzioni deve  essere gestito da un ufficio pubblico: solo così si può contrastare il caporalato.  Prima era solo la Flai Cgil a denunciare questo  fenomeno. Oggi,  anche per alcuni episodi tragici, come la donna morta di infarto in Puglia mentre raccoglieva pomodori sotto il sole,  è diventato di rilevanza nazionale. Dopo la  legge che  ha riconosciuto  il reato di caporalato, dovrebbe arrivare  una legge sulla confisca dei beni per le imprese che si macchiano di questo reato”.